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| Titolo: Chronicles of Endless Time Titolo: Il Sangue e il Corpo del Signore Fandom: Axis Powers Hetalia Personaggi: OC!Romania (Ileana Doamna Neaga Zâna), Ungheria (Elizaveta Héderváry) Genere: Introspettivo, Erotico Rating: Rosso Avvertimenti: OneShot, Non per stomaci delicati, Alternative Universe (AU), Lime, Yuri Conteggio Parole: 1533 (FiumiDiParole) Note: 1. Romania è un Original Character che appartiene a Persy e non a me ù_ù Lucilio invece è il nome umano di Roma. 2. Ambientata durante le persecuzioni cristiane. 3. Ci sono accenni alla natura del Cristo. Se vi ritenete offesi da certe insinuazioni non leggete! 4. Partecipa al The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal. Con prompt Tema libero {Sangue} 5. Partecipa a FiumiDiParole.
{ Chronicles of Endless Time ~ - 2. Il Sangue e il Corpo del Signore -
Appoggiata ad una fredda parete in pietra, nascosta dall'oscurità, osservava i fedeli chinarsi e pregare dinnanzi ad un simulacro. Parlavano sommessamente, tutti insieme, riuscendo a creare una sola, inquietante voce. Ileana li studiava con un'espressione cinica, senza provare particolari emozioni. Lei non credeva nel loro Dio - non credeva in niente a dir la verità -, era semplicemente affascinata da ciò che stavano facendo. Quelle funzioni religiose, che venivano compiute in totale segreto nelle catacombe, avevano un qualcosa di profano per i suoi occhi. Nelle parole del sacerdote, oltre ad una crescente fede - che le faceva salire un vago senso di nausea -, poteva scorgere anche un inconscio cannibalismo e vampirismo che, nonostante la pratica che ne facevano, in quella nuova religione era rifiutato. Eppure loro veneravano il Sangue e il Corpo del loro Signore. Era buffo e incoerente: perché i cristiani, che tentavano di cacciare i vampiri - ovviamente senza dare nell'occhio per non essere uccisi dai loro persecutori -, avevano poi il coraggio, in quelle funzioni, di mangiare quel pane che rappresentava il corpo del loro Dio e poi di bere il suo sangue nel vino. Era proprio questa loro incoerenza ad affascinare Ileana e a spingerla a sfidare la sorte. Infatti non era la prima volta che andava infilarsi in quelle catacombe, guidata dalla curiosità e dalla sete di sapere. Suo Padre diceva sempre che era proprio la curiosità a renderla una donna perfetta e, con un sorriso, ricordava anche le sue parole di risposta quando gli aveva esposto quelle sue considerazioni sui cristiani: " Forse il loro Signore era un vampiro e loro non lo sanno." Ovviamente però non sapeva quanto potesse essere vera quell'affermazione che era stata detta con il tipico tono scherzoso di Lucilio. Era proprio per quel suo continuo prendere il mondo alla leggera che lei spesso non riusciva a prendere sul serio quanto diceva il Padre. Continuò a seguire attenta ogni parola del Sacerdote, tendendo però le orecchie anche verso l'entrata di quell'ultima galleria quando avvertì il suo sangue fremere. Stava arrivando, e Ileana non sapeva se essere irritata o divertita. " Ero certa di trovarti qui.", una voce, bassa ma femminile, giunse insieme al un brivido che la percorse in ogni singola goccia del suo sangue. L'aveva riconosciuta ancor prima di sentirla parlare ma, sfidandola con la sua sfrontatezza, decise di non guardarla. " Sembra che tu inizi a conoscermi." " È stato il sangue a guidarmi fin qui.", ribatté l'altra come a voler tagliare corto quel discorso troppo scomodo che, inevitabilmente, verteva sul loro legame. " Guardi ancora queste cose?" " Sì. Sono affascinanti." " Diciamo noiose." " Elizaveta, tu non puoi capire... sei e resterai sempre una contadinotta.", rispose Ileana, voltandosi leggermente con un piccolo ghigno. " Non farmi arrabbiare. Sono qui per cose più importanti. Lucilio è partito per andare da Ulrich.", rispose Elizaveta, senza nascondere un tono iroso. " Mi ha detto di restare con te." " Lo so. Devo farti da balia." " Sono io a dover controllare te, infatti sei scappata e sono dovuta venire a cercarti." " Sono andata a passeggiare. Io, non scappo mai." L'altra ghignò a sua volta e, artigliandole i fianchi, la bloccò contro la fredda parete in pietra. " Neanche da me?" " Men che meno da te.", decretò con decisione, concludendo la frase con un tono canzonatorio e basso - nessuna delle due voleva distogliere i fedeli dalle loro funzioni, soprattutto se il rischio era il doversi unire a loro per non fare inutili carneficine. Subito dopo però, i denti di Elizaveta affondarono nella sua spalla, strappandole un gemito sommesso. Restò immobile, socchiudendo gli occhi per godersi quel breve ma intenso attimo di piacere. Nonostante l'eccitazione e la sete che si erano appena risvegliate, quel momento durò davvero poco: Ileana non aveva alcuna voglia di farsi sottomettere. Lei era forte, lo era molto di più di Elizaveta e l'avrebbe dimostrato. La afferrò quindi per i capelli, stringendo forte le dita tra quei fini fili castani, poi la allontanò, costringendola a sua volta contro la parete. Non parlò ma si limitò a guardarla negli occhi, brillanti di una luce simile a quella del demonio, e mantenendo quel mutismo infilò una mano tra le sue gambe, sollevandole la veste che indossava. Carezzò la liscia pelle, vicina alla femminilità di Elizaveta che, eccitata dalla situazione, fremette - non provava del vero piacere fisico il corpo, era la sola idea di essere scoperte ad eccitarla ed anche quella di potersi ancora nutrire con il sangue della compagna che ancora le inondava la bocca e che sgorgava piano dalla spalla di Ileana. Inaspettatamente però, le unghie di quest'ultima affondarono nella pelle delicata, squarciandola in quella che, per un mortale, sarebbe stata quasi una ferita fatale. Si morse le labbra, cercando di non gemere per quel pungente dolore misto ancora al piacere che la scosse. Ileana ghignò allontanando l'arto fino a portarselo al viso. Le lunghe dita erano sporche di sangue che, scivolando veloce, le percorreva la mano fino al polso. Li la corsa di quelle gocce venne fermata dalla lingua della donna che, con dovizia e sensualità, iniziò a ripulirsi. Elizaveta la osservò quasi senza parole, sembrava calato il silenzio in quel antro oscuro della catacomba. Poteva sentire il respiro di ogni singolo cristiano, le lappate di Ileana e anche le gocce del suo sangue scivolarle lungo la coscia. Era eccitante, da poterci perdere la testa - Elizaveta non sarebbe mai stata così sensuale, il suo era un erotismo più mascolino ma non per questo meno apprezzato -, ma era anche dannatamente lenta, soprattutto mentre si chinava tra le sue gambe andando con la lingua a raccogliere il vitale liquido che le imbrattava fino a raggiungere la ferita. La lambì piano come per pulirla e curarla, riuscendo solo a farla bruciare ulteriormente. Trattenne un gemito mordendosi le labbra e, artigliando i capelli di Ileana, cercò di allontanarla. Elizaveta, come la compagna, era troppo orgogliosa e troppo forte per lasciarsi sottomettere in quel modo anche se particolarmente piacevole. Non era la prima volta - né sarebbe stata l'ultima - che si ritrovavano in quella condizione, sul piede di una battaglia per ottenere il comando del cosiddetto pasto e, anche se non l'avrebbero ammesso, sapevano già come si sarebbe conclusa. I loro poteri si equivalevano ed era ovvio che quella era una situazione di stallo, potevano solo accettare di concedersi l'una all'altra. In un altro momento, avrebbero combattuto prima di giungere a quella conclusione, ma la funzione cristiana volgeva al termine e non potevano rischiare di essere scoperte. Ormai la loro voglia si era risvegliata e anche allontanarsi da quella catacomba era impossibile: i loro sensi erano troppo sensibili, avrebbero attaccato degli umani rischiando di ucciderli. Lucilio odiava uccidere i mortali e aveva sin dall'inizio spiegato loro una regola molto importante: la morte di un umano attirava sempre troppa attenzione, soprattutto se si sceglievano gli individui sbagliati. Rischiavano di uccidere delle persone importanti che, con la loro scomparsa, avrebbero attirato solo parecchi guai. Solo lui sapeva scegliere le vittime perfette per le sue figlie ancora inesperte e, in sua assenza, queste dovevano ricorrere al sangue che potevano donarsi a vicenda. " Allontanati.", ringhiò Elizaveta, strattonando ancora i capelli di Ileana che, digrignando i denti per il fastidio, alzò lo sguardo verso la compagna. " E se non volessi?", domandò con gli occhi intrisi di una luce quasi inquietante. " Ti strappo i capelli...", rispose stringendo di più la presa come a voler dare peso alle sue parole. L'altra si allontanò leggermente, rialzandosi senza riuscire a nascondere la sua irritazione, ma quando le labbra di Elizaveta si posarono sul suo collo, senza morderla, riuscì a capire le sue intenzioni - sapeva anche lei quanto fosse pericoloso continuare quel loro gioco. Quindi, senza controbattere, la imitò. Piegò il capo per quel che bastava per sfiorarle la pulsante vena che le era stata offrta con la bocca poi, quando avvertì i denti della compagna sfiorarla e penetrare lentamente nella sua pelle, si permise a sua volta di morderla. Succhiarono il sangue con avidità, lasciando che le nutrisse placando la loro voglia e creando, ancora una volta, un immortale legame che, per quanto indispensabile, era anche scomodo per due acerrime nemiche come loro. Si odiavano principalmente per l'incompatibilità tra i loro caratteri, ma anche per la forte gelosia e la voglia di attenzioni che richiedevano a Lucilio. Questo però aveva sin dall'inizio deciso il loro destino mentre le faceva giocare in erotiche battaglie nelle quali, spesso, amava unirsi anche lui - era pur sempre un essere perverso. Le aveva unite non solo alla sua persona, ma anche l'una all'altra, perché era solo quello che un buon Padre poteva desiderare per la sua famiglia. Si staccarono solo dopo qualche minuto, leccandosi le labbra sporche. " Mi fai sempre ribrezzo.", dichiarò Ileana, nascondendo dietro un'espressione seccata un sorriso soddisfatto. " Tu di più.", ribatté Elizaveta, spostandosi dal muro. " Andiamo via?" L'altra lanciò un'occhiata verso i cristiani, ignari della loro presenza. La funzione si era quasi conclusa, con il Corpo e il Sangue del loro Signore. Ghignò e si incamminò senza rispondere alla compagna. " Per me, il loro Dio, era un vampiro...", constato mentre si allontanava verso l'uscita della catacomba seguita dall'altra. " Non dovrebbe importati. Sono solo dei mortali, noiosi e stupidi.", rispose Elizaveta, sdegnata. " Che cosa può capire una contadinotta?", commentò. " Ne parlerò seriamente con Lucilio quando tornerà.", e lasciando che calasse il silenzio, le due sparirono nell'oscurità della notte. Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 26/10/2010, 22:40
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